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E' una vecchia cultivar ripresa, per le sue qualità organilettiche. Ne abbiamo trapiantato una certa quantità e ci farebbe piacere il vostro parere. Il Cavolo di Moncalieri è Presidio Slow Food
Il colore del cavolfiore di Moncalieri non è bianco, ma è avorio tendente al giallino.
La parte centrale ricorda il romanesco, per le cupolette appuntite e a spirale, ed è completamente avvolta da foglie di colore verde chiaro.
Le origini di questo ecotipo sono francesi: probabilmente è stato introdotto in Italia quando i Savoia si sono insediati in Piemonte, con gli ortolani e i giardinieri della Casa Reale al seguito.
Nel tempo la coltivazione si è consolidata grazie ad alcune caratteristiche pedoclimatiche favorevoli, come i terreni ricchi di sabbia – che permettono una buona circolazione dell’acqua – e il clima rigido, ben sopportato grazie alla protezione delle foglie che avvolgono la parte centrale.
Il cavolfiore di Moncalieri si presta a qualsiasi tipo di preparazione: si mangia fritto, bollito, abbinato alla bagna cauda (la nostra tipica salsa a base di acciughe, aglio e olio extravergine di oliva).
In bocca è sapido e ha una consistenza compatta e croccante, anche dopo la cottura. Rispetto ai più comuni cavolfiori ha un odore più delicato, è più facile da digerire ed è possibile degustarlo anche crudo in insalata, con olio, parmigiano, pepe e sale. Sono molto buone (sia crude, sia cotte) anche le foglie che lo avvolgono.